Osservazioni su Soph. fr. 808 R.2 in Libanio, Or. 64, 46-47
Valentina Caruso
Nell’or. 64, 46-47 Libanio confuta l’accusa di immoralità rivolta ai danzatori riaffermando un antico concetto filosofico e letterario: la φύσις umana è immutabile e, quindi, se è buona non può essere corrotta dall’esercizio di una τέχνη. Per dimostrare ciò, cita alcune celebri sententiae di antichi poeti: Pind. Ol. 9, 100; Eur. Or. 126-127 e Hec. 596-597; Soph. fr. 808 R.2. Quest’ultimo frammento non è noto da altri testimoni; la sua brevità e l’assenza di indicazioni utili alla sua attribuzione ad un dramma ne rendono incerta l’interpretazione; tuttavia, le modalità e finalità del suo riuso nell’orazione libaniana e il confronto con altri passi sofoclei sullo stesso tema permettono di formulare alcune ipotesi.
In or. 64, 46-47 Libanius refutes the accusation of immorality addressed against the dancers by reaffirming an ancient philosophical and literary concept: the human φύσις is immutable and, therefore, if it is good it cannot be corrupted by the exercise of a τέχνη. To demonstrate this, he cites some famous sententiae of ancient poets: Pind. Ol. 9, 100; Eur. Or. 126-127 and Hec. 596-597; Soph. fr. 808 R.2. This fragment is not known from other witnesses; its brevity and the absence of useful indications for its attribution to a drama make its interpretation uncertain; however, the modalities and purposes of its reuse in the Libanius’ oration and the comparison with other Sophoclean passages on the same theme allow us to formulate some hypotheses.