Angelica Britannia. Su una recente mostra londinese dedicata ad Angelica Kauffman e alla sua lunga frequentazione col mondo anglosassone

Giulio Brevetti

Nella Londra dei mille eventi, delle tante offerte teatrali e culturali, delle orde di turisti e dell’invasione degli Swifties, un’esposizione alla Royal Academy of Arts (The Jillian and Arthur M. Sackler Wing of Galleries, 1 marzo – 30 giugno 2024) ha celebrato la più illustre pittrice neoclassica, quell’Angelica Kauffman (1741-1807) che affascinò l’Europa del secondo Settecento con la sua colta e raffinata personalità, proponendo una pittura ammaliante e densa di riferimenti all’antico e al mondo classico (fig. 1). Vera e propria icona del suo tempo, osannata e richiesta come una diva, Angelica passò dalle cure del padre Johann Joseph (1707-1782) – col quale iniziò la sua carriera, prima seguendolo nelle regioni di qua e di là dalle Alpi e poi, manifestato un talento irrequieto, in giro per l’Italia a conoscere i linguaggi e i maestri della pittura in un lungo viaggio di formazione artistica – alla conversione al linguaggio neoclassico, divenendone in breve tempo la più insigne e fedele rappresentante, contribuendo inoltre a diffonderne le seduzioni nel Regno Unito. E fu proprio in special modo con il mondo anglosassone che la pittrice stabilì una frequentazione lunga nel tempo, tanto in Italia quanto in Inghilterra. La mostra londinese ha inteso approfondire tale long-term relationship con una selezione di opere, meno di 40, e qualche prezioso documento, rilanciando l’interesse per questa straordinaria protagonista del proprio tempo. Tra i curatori dell’esposizione e del relativo catalogo, d’altronde, compare Bettina Baumgärtel, tra i più grandi esperti viventi della pittrice, a cui ha dedicato negli ultimi decenni mostre e monografie, nonché un utile e ricco sito web che raccoglie e presenta i risultati dell’Angelika Kauffmann Research Project.

Scarica l’articolo completo – download pdf