Come darla in sposa. Miti e simboli del matrimonio nel mondo antico

Marisa Tortorelli Ghidini – Valentina Curatoli

Nei miti greci il rito nuziale si configura come «morte simbolica» della donna, momento di rottura con il passato e di rinascita in un nuovo status sociale. Emblematica in tal senso è l’Alcesti di Euripide, in cui l’eroina tessala accetta la propria morte per amore del marito, offrendo l’immagine di un femminile che trascende il mero ruolo di oggetto di scambio e assume una funzione eroica. Nel finale, il ritorno velato di Alcesti evoca la duplice valenza del velo, segno di lutto e di nozze, e diventa metafora della cultura dell’invisibilità e della rivelazione del mistero, collocandosi al centro di una tradizione simbolica che attraversa la storia culturale del Mediterraneo.

In Greek myth, the wedding often doubles as a “symbolic death” for the bride, severing her ties to the past and marking her rebirth into a new social role. Euripides’ Alcestis epitomises this concept: the Thessalian princess willingly embraces death for her husband, elevating what might have been a simple transaction into an act of heroic self-sacrifice. In the play’s dénouement, Alcestis’ veiled return evokes the veil’s dual significance – mourning and marriage – and becomes a metaphor for both invisibility and the revelation of mystery. In doing so, it occupies a central place in the symbolic tradition that permeates the cultural history of the Mediterranean.

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