Serena Morelli
ISBN 979-12-80200-07-5
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Introduzione
Serena Morelli
Questo lavoro ha avuto una lunga gestazione. Mi fu assegnato, dopo la laurea in storia medievale, nell’ambito delle ricerche storico sismologiche promosse dall’Osservatorio Vesuviano. In tempi in cui non esistevano ancora la rete ed i computer portatili, sia la trascrizione del testo che la ricerca e la verifica delle fonti citate nel Discorso si sono rivelate essere attività improbe e ingrate. Si trattava inoltre di un lavoro lontano dalla mia formazione di giovane studiosa dei sistemi fiscali delle signorie rurali, esulava del tutto dalle mie competenze e dovetti abbandonarlo per seguire i corsi di un dottorato più consono ai miei interessi. Mi ero rassegnata, negli anni, a lasciare nel cassetto il frutto di almeno tre anni di lavoro quando Giulio Sodano mi ha proposto di partecipare al PRIN da lui coordinato sugli incerti confini della scienza, in un quadro di lungo periodo che nella early modern history colloca i prodotti culturali di una fase contraddistinta dalla convivenza tra spinte euristiche altamente innovative e radicate interpretazioni della natura ancorate alla tradizione di matrice cristiana e pagana. L’offerta mi è sembrata un segno del destino ed ho aderito con piacere al progetto, proponendo la pubblicazione di un testo che costituisce una testimonianza delle poliedriche istanze intellettuali del Cinquecento napoletano.
Nel riprendere il lavoro dopo tanti anni ho potuto giovarmi di una produzione che ha fatto passi da gigante sia nel settore della filologia che in quello del pensiero scientifico. Numerosi testi, consultati allora in pubblicazioni cinquecentesche, o in forma manoscritta, sono stati dati alle stampe in edizioni critiche esemplari, che hanno valorizzato la qualità e la portata di opere fondative del patrimonio culturale umanistico e rinascimentale. Altrettanto straordinaria è la mole di studi sul pensiero e sulle opere scientifiche e naturalistiche, che ha favorito la diffusione degli approcci metodologici propri dei filosofi della scienza, ai quali si devono decisive considerazioni sugli assetti culturali e psicologici che regolano la formazione dei paradigmi e la loro trasformazione.
Il conseguente radicale mutamento di prospettiva ha consentito di ridimensionare le contrapposizioni tra umanesimo e fase post tridentina della cultura, tra accademie ed istituzioni universitarie ed anche tra impostazioni umanistiche ed attitudini enciclopediche. Tutto ciò nell’Italia meridionale ha permesso di avvicinare i risultati delle politiche culturali del tardo Quattrocento a quelli di una stagione condizionata dalla figura autoritaria del viceré Pietro di Toledo e di smussare i toni, di contestare vecchi pregiudizi e di analizzare con inclinazioni più positive i lavori scientifici prodotti in una fase storica contraddistinta dalla presenza spagnola a Napoli e dalla dilagante pressione del pensiero tridentino sullo Studio napoletano…
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