Il frammento sulla barbarizzazione di Aristosseno di Taranto e le tombe dipinte di Capua e Poseidonia. Un confronto interdisciplinare.
Antonio Lau
Il frammento di Aristosseno sulla barbarizzazione di Poseidonia (fr. 124 Wehrli), della seconda metà del IV secolo, è stato ritenuto problematico per l’assenza dei Lucani. Pur essendo questi attestati in altre fonti precedenti (sicuramente Isocrate De Pace 49-50), il tarantino non attribuisce loro la responsabilità della barbarizzazione, ma dice che i Greci di Poseidonia sono diventati Tirreni o Romani. D’altro canto, l’analisi delle tombe dipinte della necropoli di Spinazzo, l’ultima fase della lunga tradizione pittorica in ambito funerario di Poseidonia, indica un cambio di gusto che comporta la comparsa di oggetti-simbolo romani come la toga e l’anulus aureus. Il confronto con Capua e il racconto di Livio spingono a valutare lo sfondo politico del fr.124. Più in generale, il caso in questione offre modo di ragionare su alcuni meccanismi identitari nell’antichità e sulla volontarietà dei processi di romanizzazione ed ellenizzazione, intesi come strumenti usati dalle popolazioni italiche per dialogare con altre entità.
Aristoxenus’ fragment on the barbarization of Poseidonia (fr. 124 Wehrli), from the second half of the fourth century, has been considered problematic due to the absence of the Lucanians. Although they are attested in other previous sources (certainly Isocrates De Pace 49-50), the musicologist from Taras does not attribute responsibility for barbarization to them, when he says that the Greeks of Poseidonia became Tyrrhenians or Romans. On the other hand, the analysis of the painted tombs of the necropolis of Spinazzo, the last phase of the long pictorial funerary tradition of Poseidonia, indicates a change of taste that involves the appearance of Roman symbolic objects such as the toga and the annulus aureus. The comparison with Capua and Livy’s account lead us to evaluate the political background of fr.124. More generally, the case in question offers a way to reason about some identity mechanisms in antiquity and the voluntary nature of the processes of Romanization and Hellenization, understood as tools used by the Italic populations to dialogue with other entities.