La lezione della storiografia di Galasso

Giulio Sodano

Il mondo di Galasso

In qualità di neodirettore della rivista Polygraphia, rivolgo un caro saluto ai nostri numerosi lettori, ai membri del comitato scientifico e alla redazione che così proficuamente ha lavorato negli anni della direzione della prof.ssa Maria Luisa Chirico, che ringrazio per il lavoro svolto con l’infaticabile impegno del prof. Carlo Rescigno. I risultati di questi primissimi anni non sono mancati: abbiamo appena conseguito il riconoscimento come rivista scientifica. Ma siamo ambiziosi e per il futuro contiamo di ottenere risultati prestigiosi, crescendo nel numero tanto delle collaborazioni quanto dei lettori.
Nel licenziare il primo numero della mia direzione ho sentito il bisogno di offrire un omaggio a Giuseppe Galasso, provando a delineare alcuni elementi della sua lezione che oggi trovo assai validi per gli studi storici in Italia. Parlare del proprio maestro è un’operazione assai difficile, ma ancor più difficile è parlare di una personalità come lo storico napoletano, la cui cifra è la molteplicità degli interessi storiografici in un arco temporale assai lungo: all’inizio della sua carriera accademica Galasso è stato docente di Storia medievale e moderna e la sua tesi di laurea era stata in Storia medievale, come prevedeva all’epoca un cursus scientifico di alto profilo. Il mondo storiografico italiano odierno è invece caratterizzato da iperspecialismi: esperti del Cinquecento, esperti del Settecento, se non esperti esclusivamente del Cinquecento religioso o del riformismo del XVIII secolo. È ben noto quanto invece Galasso fosse ‘onnivoro’ nelle sue letture e quanto fosse lontano dallo spirito settario che serpeggia in certi settori della storiografia italiana odierna, per i quali l’erba dei vicini non è degna di uno sguardo.
Per converso Galasso è stato storico assai sensibile agli ampi orizzonti storiografici, che riusciva a ripresentare nei suoi scritti con accurate sintesi. Dopo i miei primi studi, il consiglio che mi ha dato è stato proprio quello di darsi ad ampie letture, per rompere i confini dei campi di ricerca. L’acquisizione da parte del ricercatore della più ampia ‘letteratura’ e dello ‘stato dell’arte’ quanto più complessiva possibile su un argomento di ricerca a suo giudizio era a fondamento di qualsiasi operazione di ricerca storica..

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