Tullius se non intellegere confitetur. Cicerone traduttore secondo San Girolamo

Carlo Delle Donne

Questa breve nota prende in esame un’affermazione di Girolamo (Tullius se non intellegere confitetur), contenuta nel Commento a Isaia (p. 493 Vall.), e riferita al Timeo platonico. Poiché non vi è traccia di un simile giudizio nelle opere ciceroniane, viene avanzata e argomentata l’ipotesi secondo la quale tale ammissione fosse contenuta nel Timaeus ciceroniano, soprattutto se quest’ultimo avrebbe dovuto essere, nelle intenzioni del suo autore, un dialogo tra diversi personaggi, tra i quali vi era lo stesso Cicerone.

This brief note examines a statement by Jerome (“Tullius se non intellegere confitetur”, “Tullius admits he does not understand”), found in the Commentary on Isaiah (p. 493 Vall.), which refers to Plato’s “Timaeus”. Since no such remark can be found in Cicero’s extant works, the note suggests and argues for the possibility that this admission might have been included in Cicero’s “Timaeus”, particularly if Cicero intended the work to be a dialogue among various characters, including himself.

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