Recensione a: Louis Godart, Les scribes de Pylos

(in collaborazione con il progetto «Inscribe. Invention of Scripts and Their Beginnings»
a cura di Silvia Ferrara)
Biblioteca di «Pasiphae», Collana di filologia e antichità egee 13, Pisa – Roma, Fabrizio Serra editore, 2021. 232 pp. ISBN 978-88-3315-283-7 (paperback); ISBN 978-88-3315-285-1 (hardcover); e-ISBN 978-88-3315-284-4.

Matilde Civitillo

Pubblicato a un anno di distanza da quello in cui ha visto la luce il monumentale Les archives du roi Nestor. Corpus des inscriptions en linéaire B de Pylos, il volume qui recensito, a firma di Louis Godart, costituisce idealmente il terzo volume dell’opera, approfondendo sistematicamente e dettagliando ulteriormente una delle questioni di maggiore portata per gli studi sulla paleografia micenea aperta nei due volumi precedenti, ovvero quella relativa al riconoscimento delle mani scribali attive nella redazione della documentazione messenica. È più che noto, infatti, che l’identificazione (sovente assai complessa) delle mani scribali
è determinante nello studio della documentazione d’archivio (e non solo) per svariate ragioni. L’attribuzione di un documento ad uno specifico scriba è cruciale per la comprensione del suo ruolo nell’amministrazione e delle sue relazioni – paleografiche e amministrative – con altri scribi (gerarchiche o ‘scolastiche’, qualora abbia corretto o modificato i documenti redatti da un altro scriba; pp. 73-76; 78-80); inoltre, insieme al luogo di rinvenimento dei documenti,
è determinante per ricostruire, il più accuratamente possibile, il sistema di registrazione vigente nella burocrazia micenea (in questo caso, pilia) sia all’interno dello stesso archivio sia nelle relazioni tra questo e gli altri luoghi del Palazzo che hanno fornito documenti scritti. Infine, l’analisi degli argomenti trattati nei documenti redatti dai singoli scribi permette di formulare ipotesi circa il loro livello di specializzazione nell’ambito dell’amministrazione palaziale, nonché il loro ruolo nella società micenea.

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